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martedì 26 novembre 2013

L’incontro del Cgie con i deputati e il Comitato sugli italiani all’estero e la promozione del sistema Paese

1. CAMERA DEI DEPUTATI
Alla Sala del Mappamondo

L’incontro del Cgie con i deputati e il Comitato sugli italiani all’estero e la promozione del sistema Paese

Un evento promosso dal presidente del Comitato, Fabio Porta, e aperto dagli interventi del vice presidente della Camera Marina Sereni e del segretario generale del Cgie Elio Carozza

ROMA – Una sessione “straordinaria” del Consiglio generale degli italiani all’estero quella che si è svolta ieri nella Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati, con i consiglieri invitati ad un confronto con il Comitato sugli italiani all’estero e la promozione del sistema Paese della Camera, presieduto da Fabio Porta, deputato eletto per il Pd nella ripartizione America meridionale, rappresentanti della Camera e parlamentari.

Un incontro chiesto dallo stesso Cgie e fortemente sostenuto da Porta (vedi Inform del 22 novembre: http://comunicazioneinform.blogspot.it/2013/11/alla-camera-dei-deputati-lincontro-con.html) per approfondire una riflessione su presente e prospettive del rapporto tra Italia e connazionali residenti all’estero, rapporto che il Cgie da tempo evidenzia essere messo a rischio da “questioni che si sono addensate negli ultimi anni e che, secondo questo organismo – ha sottolineato il segretario generale, Elio Carozza, - mettono in discussione i fondamentali diritti di cittadinanza, di valenza costituzionale, degli italiani all’estero”. Le problematiche sollevate sono legate da un lato al condizionamento e alla riduzione delle risorse economiche destinate alle politiche per gli italiani nel mondo dovuti alla crisi economica, e, dall’altro, alle questioni più strettamente connesse alla politica italiana, con l’avvio del processo di riforma costituzionale che il governo si è posto quale obiettivo essenziale.

Ad attestare l’attenzione della Camera dei Deputati ai temi di dibattito, la presenza della vice presidente Marina Sereni, che ha espresso la sua disponibilità all’ascolto, riconoscendo come il Paese stia attraversando “un momento cruciale della sua vita istituzionale”, momento in cui appare “particolarmente rilevante il confronto tra Parlamento e Cgie”. La vice presidente ha ribadito come sia necessario avere attenzione “per quelle fasce di connazionali che anche all’estero subiscono maggiormente il peso della crisi economica e sociale”, ma anche come vi sia nel mondo una presenza che può rappresentare “un pezzo della risposta alla crisi, la parte più dinamica, produttiva ed estremamente rilevante per l’internazionalizzazione del nostro Paese”. Il rapporto con i connazionali all’estero assume inoltre una valenza importante – ha aggiunto Sereni - se si considera il contesto europeo, nel cui ambito l’Italia può “irrobustire il suo profilo giovandosi anche di coloro che si adoperano in iniziative sociali nel resto dell’Europa”. Essenziale infine il confronto in una “stagione che può portare a riforme costituzionali e certamente – sottolinea la vice presidente – ad una riforma della legge elettorale”, un percorso che presenta ancora “molti ostacoli da rimuovere” e in cui “niente è dato per scontato”. Sereni rileva infatti come non siano stati ancora elaborati disegni di legge di riforma costituzionale e prevede, in questo ambito, la necessità di una “ri-attualizzazione della discussione parlamentare che portò all’approvazione del collegio Estero”, riformulazione che richiede il contributo del Cgie. Pur ammettendo la presenza in Parlamento di “posizioni trasversali sulla materia”, e rilevando l’orientamento adottato di una riduzione del numero dei parlamentari e dell’abolizione della funzione politica del Senato, Marina Sereni definisce, dal suo punto di vista, “consolidata” la presenza dei parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, anche nel caso di riforma costituzionale.

Di seguito interviene Carozza, che ringrazia i presidenti di Camera e Senato per aver accolto la richiesta di incontro – oggi i consiglieri sono impegnati al Senato in una riunione informale che dovrebbe coinvolgere anche il ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello e la presidente della Commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro – che ha voluto includere il Cgie nella sua completezza “perché si possa avvertire – ha spiegato - la serietà di questo passaggio e le necessità di avere confronto reale in merito a posizioni che non siano edulcorate da frasi di circostanza che in troppe occasioni ci sono state rivolte”. Ciò che si intende promuovere è dunque “un confronto sul merito dei problemi e sulle prospettive”, “con schiettezza e spirito di verità”, una riflessione su “problemi dalle cui soluzioni – evidenzia Carozza – dipenderà la qualità dei legami tra l’Italia e la sua diaspora all’estero, vecchia e nuova”. Il segretario generale richiama quindi le questioni poste nel documento inoltrato con la richiesta di incontro in Parlamento, “documento che non è – precisa – un cahier de doléances o un elenco di rivendicazioni”, ma uno strumento utile quale base di “un confronto tra istituzioni”: Parlamento, Governo e Cgie. Cgie che è tenuto in questo caso “a promuovere con il sostegno della consulte regionali e con il mondo associativo un confronto straordinario e diretto” con i primi. “Il rammarico più grande – prosegue Carozza - non riguarda la situazione delle nostre collettività ma quella in cui versa l’Italia e il fatto che non siamo messi in condizione di poter dare tutto l’aiuto e il sostegno di cui siamo capaci”. Per il segretario generale infatti si sta facendo “troppo poco” per uscire dalla crisi valorizzando in modo adeguato la risorsa dei connazionali all’estero – che sono anche “classi dirigenti, uomini di stato, imprenditori, scienziati, intellettuali e ricercatori, fattori ospitali e promotori della nostra cultura, prodotti e interessi” e dunque “valore aggiunto” per l’internazionalizzazione, politiche in cui “il fattore umano è fondamentale”. Carozza chiede dunque “un tavolo di confronto per valorizzare il contributo effettivo che le collettività italiane all’estero possono dare a programmi di internazionalizzazione”, iniziativa “non più procrastinabile” e su cui il Cgie è pronto a fare la sua parte.

Tema essenziale per la proiezione dell’Italia nel mondo la promozione della lingua e cultura italiana all’estero, “materia – afferma il segretario generale - il cui valore strategico è comunemente e virtualmente conclamato, dal momento che negli ultimi 5 anni le risorse pubbliche destinate a questo settore si sono ridotte del 70%, nonostante l’enfatico richiamo che si fa su queste potenzialità e l’annuncio per il 2014 degli Stati generali della lingua e cultura italiana nel mondo”. Carozza lamenta poi l’ipotesi ventilata di chiusura di alcuni Istituti Italiani di Cultura all’estero, ipotesi che testimonia, a suo dire, “la distanza maturata nei confronti delle nostre collettività”, mettendo in guardia dal rischio che un ridimensionamento dell’estensione della rete culturale italiana nel mondo “inclini gli equilibri qualitativi che con il tempo si erano faticosamente consolidati”, oltre che “aumentare le distanze con gli standard dei nostri principali partner europei”. A questo proposito si chiede che “questa legislatura possa essere quella di una riforma del sistema di promozione della lingua e cultura italiana nel mondo”, una riorganizzazione non più rinviabile, visti i 40 anni trascorsi dalla legge n.153 in materia, “concepita per insegnare la lingua ai figli dei lavoratori migranti – ricorda Carozza – in vista di un loro ritorno”. Linee guida di questa riforma quelle emerse nel corso del Seminario organizzato da Cgie e Mae circa un anno fa: una razionalizzazione dell’intervento attraverso l’articolazione di un sistema unitario di programmazione che possa coordinare azioni diversificate e flessibili in base alla diversità dei contesti territoriali e passi attraverso un effettivo dialogo tra enti e ministeri preposti.

Infine, le questioni di rappresentanza e di esercizio di voto all’estero, ossia “il riconoscimento di piena cittadinanza degli italiani all’estero”, diritti di cittadinanza che secondo Carozza “sono oggetto di un attacco che comporta un rischio reale di regressione sia in termini di tutela costituzionale che di esercizio concreto del diritto di voto da parte dei connazionali, e che mette in discussione il concetto di parità dei cittadini, uno dei cardini della nostra Costituzione”.

Il segretario generale richiama l’importanza essenziale del voto per corrispondenza, che “seppur con tutti i limiti che riconosciamo, ha consentito l’effettivo esercizio di voto dei residenti all’estero” e, insieme al collegio Estero, “ha garantito una rappresentanza peculiare e diretta alle nostre collettività all’estero”. Una questione, quella dell’effettività connessa al voto per corrispondenza e al collegio Estero, che secondo il segretario generale non può essere elusa, sia per ragioni politiche – ricorda infatti come far ricadere il voto dei cittadini all’estero sui collegi elettorali italiani sarebbe “politicamente insostenibile”, perché andrebbe a “sconvolgere i già delicati equilibri della politica italiana” – che per questioni operative – si tratterebbe di un carico di lavoro insostenibile sia dal punto di vista operativo che finanziario a carico della già provata rete consolare italiana. Viene rilevato inoltre come l’abolizione del voto per corrispondenza inciderà pesantemente sulla partecipazione al prossimo rinnovo dei Comites: il regolamento in questa prima fase approntato in vista di tale rinnovo prevede infatti una modalità di voto in seggi – il cui numero, con 2 milioni di euro a disposizione, non potrà che essere, fa notare Carozza, assai limitato, – affiancata ad una sperimentazione di voto elettronico da remoto. Il rinnovo peraltro – ricorda il segretario generale – rappresenterebbe la “conclusione di una lunga sospensione di democrazia” per questi organismi, sospensione che ha provocato anche la messa a dura prova “dello spirito di volontariato che li sorregge ed un senso di frustrazione diffuso tra le nostre collettività”. “Comprendiamo, anche se non condividiamo, che le ristrettezze finanziarie possano incidere sulle risorse destinate alle politiche migratorie ma riteniamo inammissibile che la crisi diventi occasione per una grave riduzione dei diritti di cittadinanza a danno degli italiani all’estero – afferma Carozza, segnalando come si possa anche discutere della “linea di sostanziale svuotamento della riforma costituzionale fatta più di 10 anni fa, ma quello che chiediamo è di essere chiari e presentare ipotesi precise di fronte alle quali ognuno possa assumersi le proprie responsabilità”. Infine, l’ipotesi di limitare la presenza degli eletti all’estero al solo Senato delle Regioni, che non darebbe la fiducia al Governo né il voto alle leggi fondamentali dello Stato, e che sarebbe per il segretario generale “un’ulteriore discriminazione” nei confronti dei connazionali, da aggiungersi a quelle “già in atto” connesse ai tempi di attesa per determinati servizi consolari (la richiesta di cittadinanza, in particolare) e ai doveri tributari (l’Imu).

Il segretario generale torna poi sulla rete consolare, esprimendo perplessità per il piano di riorientamento messo in atto in questi ultimi mesi: “le nuove aperture – dice – procedono in modo non coerente con l’entità delle chiusure e lo sviluppo dei processi di informatizzazione è sfasato rispetto all’incidenza delle misure e ai tempi di entrata a regime dei nuovi sistemi tecnologici”. “Tutto questo – aggiunge - mentre si intensificano le nuove mobilità”. Il giudizio del segretario generale è insomma che “non si stia facendo abbastanza” “per recuperare risorse chiudendo strutture diplomatiche sovrapposte e modificando il rapporto tra personale di ruolo e a contratto, eliminando sprechi e privilegi” e “senza sacrifici per i diritti delle persone nei confronti della pubblica amministrazione”.

“La preoccupazione che muove il Cgie non è di natura egoistica e corporativa – conclude Carozza, aprendo anche alla discussione di proposte di riforma dello stesso Consiglio generale, - ma è espressione di quel senso di responsabilità che tutti devono avere di fronte al pericolo che si rompa lo storico legame di solidarietà tra l’Italia e la sua diaspora. Non siamo in trincea per difendere noi stessi e sui temi richiamati abbiamo suggerimenti e proposte elaborati da tempo, proposte che non vogliamo imporre ma discutere, confrontandoci con tutti in base alle prerogative che la legge ci riconosce. Un confronto che è un doveroso dialogo con 4 milioni di persone che solo per il fatto di vivere in altri contesti non devono essere trattati diversamente dagli altri cittadini”. (Viviana Pansa – Inform)

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