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giovedì 9 gennaio 2014

Il Comites di San Gallo sulla proposta di chiusura del Consolato in loco

RETE CONSOLARE
Il Comites di San Gallo sulla proposta di chiusura del Consolato in loco

In una lettera si chiede al presidente del Consiglio, al ministro degli Esteri e ai parlamentari eletti nella circoscrizione Estero di riconsiderare la decisione

SAN GALLO - Il Comites di San Gallo scrive una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta, al ministro degli Affari Esteri Emma Bonino e ai parlamentari eletti nella circoscrizione Estero per chiedere un ripensamento in merito alla chiusura del Consolato di San Gallo proposta nell’ultima tabella relativa ai provvedimenti di riorientamento della rete consolare italiana all’estero stilata dal Mae (vedi Inform del 23 dicembre: http://comunicazioneinform.it/chiusura-di-uffici-consolari-e-istituti-di-cultura-la-nuova-tabella/).

Tra le motivazioni alla base della richiesta il bacino di utenza - circa 56 mila connazionali - presente nella circoscrizione che ha già inglobato quella di Coira, in conseguenza della chiusura di quella sede, ed il fatto che l’edificio che attualmente ospita la struttura sia di proprietà dello Stato italiano, con conseguente assenza di costi per l’affitto.

Il Comites chiede inoltre quale sarà il destino della sede, per cui anche la collettività italiana ha prestato la sua opera, e teme un suo deterioramento, come ritiene già avvenuto per altre sedi oggetto di chiusure. La critica si estende poi all’uso delle dotazioni finanziarie da parte del Mae, le cui risorse, secondo il Comites, dovrebbero essere impiegate sia per dare migliori risposte agli interessi degli italiani all’estero, sia per una politica estera più efficace ed incisiva. 

Viene infine ricordato come la sede di San Gallo, “che ha una storia centenaria”, funga anche da rappresentanza consolare per il vicino Principato del Liechtenstein, e si chiede se siano state calcolate anche per questo aspetto “le implicazioni diplomatiche di tale provvedimento di chiusura”.

Per il Comites, dunque, il provvedimento non apporterebbe significativi risparmi allo Stato, oltre che penalizzare “una buona e larga fetta della comunità italiana in Svizzera, che non intende comunque accettare con rassegnazione tale evenienza”. (Inform)

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