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venerdì 20 dicembre 2013

Un po' di Viareggio in mostra a Detroit

STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
Da “Gente d’Italia”, 20.12.2013

Un po' di Viareggio in mostra a Detroit

Chiamate “big heads”, grandi teste, sono arrivate negli Stati Uniti nel 1940. Sono statue di cartapesta opera dello scultore Alfredo Morescalchi che oltre settant'anni fa furono acquistate in Italia e portate nella città del Michigan per la parata del Giorno del Ringraziamento. Per la prima volta dal loro arrivo negli USA sono esposte in un edificio della città. Ssi possono ancora vedere i giornali dell'epoca usati per la loro realizzazione

DETROIT - La cartapesta è una tecnica povera di lavoro plastico, ma che può ugualmente offrire dei piccoli e grandi capolavori. Perché c'è l'arte anche nella cartapesta e in Italia si usava fin dal Cinquecento dal momento che già ai quei tempi si hanno testimonianze di statue a carattere sacro create con quel sistema, a somiglianza di quelle in legno. Se in Italia si può dire ci siano stati gli albori, la cartapesta si sviluppò soprattutto in Inghilterra, dove, dalla seconda metà del Settecento, ottenne i primi grandi successi. Infatti da quel momento la cartapesta venne anche utilizzata al posto dello stucco nelle decorazioni di soffitti e muri. Però attorno al 1760 per i lavori di costruzione e rifinitura della chiesa di West Wycombe furono chiamati degli operai italiani e questo evento fu in un certo senso l'unione che si ebbe tra la tecnica tradizionale della cartapesta e la nuova spinta che si ebbe appunto in Inghilterra. Anche Robert Adam, uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo, architetto e progettista di interni scozzese, fece ampio ricorso a questa tecnica specialmente con finti stucchi appunto di cartapesta, una moda, se così si può chiamare che verso la fine del XVIII secolo portò alla realizzazione di astucci, vassoi e anche mobili, tutti con lo stesso procedimento. Il problema della conservazione fu superato, specialmente per rendere i mobili più durevoli, con l'applicazione di una rivestitura impermeabile, una lacca in superficie, mentre per la natura del materiale, plastico, si ottennero fogge originali e pregevoli. Ma come di prepara la cartapesta? Si utilizzano, in prevalenza, carta e stracci intrisi di un materiale legante, come colla vinilica, di farina o un altro collante.

La cartapesta è molto usata dai realizzatori di carri di carnevale che usano la tecnica della carta da calco, che premette la realizzazione di soggetti di grandi dimensioni. I maestri, ma con la emme maiuscola, di questa particolare tecnica sono i carristi del Carnevale di Foiano, di Acireale e di Putignano, poi ancora di Sciacca e i cartapestai della Festa dei Gigli di Nola. Per ultimi abbiamo tenuto i maestri, anche loro con la emme maiuscola del Carnevale di di Viareggio, perché anche qui la tradizione della cartapesta, autentiche opere d'arte, ha una storia lunghissima e soprattutto un nome: Alfredo Morescalchi. Uno scultore diventato poi celebre, prima a Viareggio, e poi in tutto il mondo per le sue sculture alcune delle quali, negli anni Quaranta arrivarono negli Stati Uniti, a Detroit. Fu Charles Wendel che vedendole in Italia se ne nnamorò e decise di acquistarle perché con quelle sculture voleva organizzare la parata di Thanksgiving.

"È incredibile che quella collezione sia rimasta intatta fino ai giorni nostri" ha detto felice Tony Michaels presidente della The Parade Co. E per la prima volta quelle opere italiane sono state messe in mostra al 'Fisher Building' di Detroit, non era mai successo da quando sbarcarono a Motown. Ed è ancora più straordinario che delle quasi 300 opere in cartapesta che sono di proprietà della The Parade Co, almeno la metà siano state realizzate in Italia, a Viareggio in buona parte e alcune delle quali proprio da Alfredo Morescalchi. La cosa ancora più curiosa è che molte delle sculture sono state realizzate con carta di giornali dell'epoca che sono ancora visibili a oltre settant'anni dal giorno in cui uscirono dalle tipografie.

Il motivo della mostra è quello di far conoscere alla gente la storia di queste opere d'arte, perché anche se realizzate con materiale povero, di questo si tratta: piccoli, anzi viste le dimensioni, grandi capolavori firmati, i più importanti, da un maestro italiano come Morescalchi che tra i suoi estimatori ha avuto anche Walt Disney. Infatti a cavallo della seconda Guerra Mondiale, le opere di Marescalchi colpirono e incuriosirono anche oltre oceano e oltre a chi pensò di acquistarle e portarsele a casa, come successo a Detroit, ci fu anche Disney che ne rimase fortemente colpito.

Ma nella città dei motori del Michigan quelle statue di cartapesta, esibite poi nella parata del Giorno del Ringraziamento, divennero così popolari che l'artista toscano fu anche invitato a Detroit, alla parata del 1959 e fu accolto come un star dagli americani che immediatamente avevano saputo apprezzare il suo ingegno e il suo grande animo di artista. Ecco allora che oggi, con la prima mostra 'all time' delle 'big heads', Detroit vuole offrire il proprio tributo a un artista italiano, toscano, che ha fatto del Carnevale, dell'umorismo davvero un capolavoro. Perché l'arte la si può trovare anche tra vecchi giornali e colla, basta avere l'artista. (Roberto Zanni - La Gente d’Italia del 20 dicembre 2013 /Inform)

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