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venerdì 30 agosto 2013

Denver: scalando le Montagne Rocciose con madre Cabrini

ITALIANI ALL’ESTERO 
Da “Migrantes online”

Denver: scalando le Montagne Rocciose con madre Cabrini

DENVER - Per arrivare su in cima, si devono percorrere 373 gradini. E lì ti accoglie una enorme statua del Sacro Cuore di Gesù scolpita da un artista italiano, che guarda dritto verso valle. Intorno a te, le Montagne Rocciose. In fondo, la città di Denver, che sembra come una cattedrale nel deserto. Si presenta così il picco più alto del Mother’s Cabrini Shrine, il Santuario di Santa Francesca Cabrini. Qui lei passò del tempo con delle piccole orfane, e vi costruì una casa di accoglienza per diseredati. Qui Santa Francesca Cabrini amava tornare, e fece scaturire una fonte miracolosa. E qui c’è una tappa dello speciale Anno della Fede della diocesi di Denver. Il viaggio nella realtà della Chiesa americana non può che passare da qui. Perché Denver è una città come colpita da una grazia improvvisa. Perché la Giornata Mondiale della Gioventù del 1992 ha dato impeto e forza a una gioventù cattolica che forse è tra le più folte nel Midwest americano, indifferente e individualista. Columbine, il luogo dove avvenne la strage di studenti che portò Michael Moore a girare un documentario vincitore di premio Oscar, è distante solo 15 minuti da Denver. E in molti posti si vive quel senso di individualismo e di leggenda laica che è stata la culla del sogno americano. Per esempio, gli uffici della Catholic News Agency sono in un edificio che è stato quello del leggendario bandito Wyatt Earp. Ma i miti non bastano a creare una comunità compatta. La Giornata Mondiale della Gioventù del 1992, tuttora ricordata ogni anno, ha dato invece una spinta fondamentale in questo senso. Una serie di vescovi illuminati ha proseguito l’opera. Un seminario attivissimo ha sfornato sacerdoti consapevoli e maturi (uno di loro, Kit, che sarà presto ordinato e andrà a servire nella diocesi di Phoenix, è arrivato lì dopo un passato nell’Aeronautica militare, con trascorsi anche nella base italiana di Aviano). E poi, una università, la Franciscan University, ha contribuito a fornire una generazione di insegnanti e professionisti che sanno vivere davvero il cattolicesimo. La vera grazia che ha toccato Denver è però proprio il passaggio di Santa Francesca Cabrini tra le montagne del Colorado. E non è un caso che l’arcivescovo di Denver, mons. Aquila, abbia inserito il santuario tra le tappe del pellegrinaggio dell’Anno della Fede. C’è anche una fonte che era miracolosamente sgorgata, e una riproduzione della Grotta di Lourdes. E la casa, scavata nella roccia, è stato rifugio per le orfane. Le stesse orfane con cui Santa Francesca Cabrini ha scalato la montagna dove oggi sorge la statua del Sacro Cuore di Gesù, e dove viene custodito con cura il disegno di cuore fatto con cura dalle ragazze che si erano avventurate lassù. Ma la scalata dei 373 gradini rappresenta il Calvario, la fatica di Gesù verso la Croce, e le stazioni della via Crucis lo stanno a ricordare. Ma ce lo ricorda anche la vita stessa di Madre Cabrini. Una vita in salita, come lo è quella di molti emigranti. Ma anche una vita piena di amore. Nata a Sant’Angelo Lodigiano, in Lombardia, fonda nel 1880 a Codogno l’Istituto del Sacro Cuore. Vorrebbe andare ad Est, ad evangelizzare la Cina. Papa Leone XIII la manda invece in America, per assistere le centinaia di migliaia di italiani emigrati, sfruttati, malpagati, vere vittime di organizzazioni senza scrupoli. Malaticcia, fragile, con grandi occhi azzurri trascinatori e un sorriso irresistibile, sbarca a New York senza un soldo con 7 suore il 31 marzo 1889, ma viene avversata anche da coloro che invece avrebbero dovuto aiutarla. Scrive:”Poveri italiani, senza Dio, senza patria, senza pane”. Li avvicina nei porti, nei ghetti, nei miseri tuguri dove neppure la polizia osa avventurarsi. A tutti reca una briciola d’Italia. Dopo aver fondato il primo orfanotrofio a New York, attraversa gli States con ogni mezzo di locomozione: dal New Jersey a Los Angeles, da Chicago a New Orleans, Denver, Seattle per impiantare orfanotrofi, asili, scuole, collegi, ospedali, laboratori, ricoveri, centri sociali, per gli italiani e i loro piccoli figli. Scende in Nicaragua, in Honduras tra gli indiani Mosquitos, percorre il Perù e il Cile da dove raggiunge l’Argentina a dorso di mulo attraverso le Ande con 8 metri di neve, giunge in Brasile, sfiora l’Alaska e il Canada. Madre Cabrini è una vera manager, trova sempre i finanziamenti per le sue opere, stronca sempre tentativi mafiosi o richieste di tangenti. E poi, assiste anche i carcerati italiani nelle prigioni di Sing-Sing, Chicago, New Orleans; visita i minatori nelle profondità delle miniere di Scranton e Denver. Per altre fondazioni in Europa, Inghilterra, Francia, Spagna, varca 24 volte l’oceano che chiama “la strada dell’orto della sua casa di Sant’Angelo”. Il 17 ottobre del 1892 fonda per gli italiani il primo dei suoi famosi Columbus Hospital a New York. Muore nel suo Columbus Hospital di Chicago nel 1917. Beatificata il 13 novembre 1938 da Pio XI ( che l’aveva conosciuta a Milano) e canonizzata da Pio XII il 7 luglio 1946. È la prima Santa degli Stati Uniti. Ed è una immigrata italiana. Proclamata nel 1950 la “patrona di tutti i migranti”. (Andrea Gagliarducci – Korazym-Migrantes online)

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